La Grande Storia e le piccole storie
Lo straordinario interesse di un progetto di archeologia „globale“ in un paesaggio naturale e umano come quello del Vignale sta, in ultima istanza, nel fatto che in esso è possibile leggere contemporaneamente le tracce complesse lasciate dai fenomeni della „grande“ storia – quella scandita dal ritmo dei secoli e delle „epoche“ (pre-romana, romana, tardoantica, medievale, moderna, contemporanea) – e le tracce certamente più labili, ma non meno interessanti, delle tante „microstorie“ degli uomini che qui hanno vissuto e lavorato.
Studiando il paesaggio del Vignale, leggendo le tracce rimaste nella stratificazione archeologica e quelle conservate nelle carte d’archivio, si può dunque provare da un lato a dare una forma concreta a fenomeni astratti: si può cioè dare un nome „reale“, quello del fornaciaio Antiochus o del suo padrone M. Fulvius, a un fenomeno storico come quello della „romanizzazione“ dell’Etruria.
Dall’altro lato si può provare a inserire nel grande affresco della storia le vicende „minori“ dei contadini senza nome che hanno vissuto in un villaggio rimasto probabilmente uguale a se stesso per secoli o agli uomini, altrettanto senza nome, che si impegnarono nella costruzione di un castello ben munito.
La linea del tempo
La vicenda storica del Vignale si snoda per almeno 2.500 anni, a partire dalle prime frequentazioni accertate, in epoca etrusca, fino ai giorni nostri. In questo lungo arco di tempo, si possono cogliere le tracce concrete del verificarsi di fenomeni complessi e che interessarono al tempo stesso Vignale e gran parte del territorio italiano: la „romanizzazione“ dell’Etruria costiera e la nascita del sistema stradale romano; la nascita e lo sviluppo delle villae; la fine delle stesse villae e la trasformazione degli insediamenti tra tarda antichità e alto medioevo; la nascita, lo sviluppo e la fine del sistema dei castelli; la nascita del paesaggio moderno e la sua trasformazione fino all’età contemporanea.
Da questo punto di vista, il paesaggio del Vignale costituisce una sorta di punto si osservazione privilegiato, per osservare, comprendere e far comprendere alcune delle tappe fondamentali della storia, individuale e collettiva, di tutti noi.
Le microstorie
Per una serie di fortunate circostanze, le stratificazioni archeologiche del Vignale sono in grado di restituirci anche tante microstorie, quelle storie individuali che riempiono di concreta realtà quotidiana le grandi scansioni epocali della grande storia tradizionale.
Sono per esempio la storia del fornaciaio Antiochus, del suo padrone (o ex-padrone) M. Fulvius e di un altro personaggio di cui conosciamo solo il nome – Menophilus – tutti legati tra loro dalla vicenda della produzione e del commercio delle tegole e delle anfore. Ma sono anche le storie dei tanti abitanti di un villaggio tardoantico o altomedievale, di cui non conosceremo mai i nomi ma di cui potremo però interrogare i resti sepolti, per avere informazioni importanti sul loro modo di vivere e anche sul loro modo di morire.
Storie in buona sostanza non molto diverse da quelle che ci potranno raccontare i più anziani tra i contandini che ancora oggi, come i loro padri nei primi decenni del secolo scorso, abitano e lavorano in una terra che, fino ad allora, era rimasta sostanzialmente immutata per centinaia di anni.