In età augusteo-tiberiana l’insediamento sembra trasformarsi radicalmente. E’ infatti in questa epoca che le strutture della fattoria e quelle della villa vengono raccordate e ristrutturate in un unico edificio che sembra potersi identificare con una stazione di posta.
Alla stazione di posta si accedeva da un ingresso posto sul lato meridionale del complesso e aperto su una strada secondaria. Una volta entrati, ci si trovava nel cortile centrale intorno al quale si aprivano gli spazi di servizio per i viaggiatori e per gli animali.
La cronologia della ristrutturazione degli ambienti preesistenti in un insieme organico si data a partire dall’età augustea-tiberiana per l’impiego dei laterizi bollati da Marco Fulvio Antioco che venivano prodotti nelle vicine fornaci. L’operato di Antioco infatti sembra potersi collocare intorno agli anni 30 del I secolo d.C.
L’attività della mansio è costante anche in epoca imperiale, confermando la vocazione del sito come luogo di sosta nel lungo periodo. Infatti, i ritrovamenti numismatici coprono l’arco cronologico tra il II e il V secolo. La pavimentazione del cortile con grandi basoli di pietra potrebbe datarsi al II secolo, mentre il rifacimento del tetto del portico si data negli anni a ridosso del 283, grazie al ritrovamento di una moneta di Magnia Urbica, moglie dell’imperatore Carino.