L’avventura del saggio 33 continua. Dopo il battuto di pietrisco che qualche giorno fa è stato raccontato da Jacopo, il nostro sondaggio è stato ulteriormente allargato: ne è venuto fuori qualcosa di veramente straordinario.
Dopo un paio di giorni passati al piccone, tentando di rompere strati davvero duri, il nostro sforzo è stato ampiamente ripagato: un piano mosaicato, con tessere marmoree di grandi dimensioni e tutte colorate, è spuntato dal terreno. Finora nulla di simile era stato ritrovato sullo scavo e in un primo momento l’idea era quella di un’altra stanza della villa, con un pavimento ancora più sontuoso rispetto a quelli di tutte le altre.
Ma alcuni mattoncini ritrovati sul fondo ci hanno fatto subito cambiare idea. Infatti sono spuntati una serie di laterizi dalla forma quadrata e molto piatti: questi, chiamati suspensurae, solitamente venivano usati per sorreggere dei pavimenti sotto i quali passava l’aria calda. Era ormai chiaro che si trattava di una terma.
Le terme sono da sempre associate al mondo romano: infatti ovunque essi siano giunti, queste erano tra gli impianti principali che costruivano, anche in una villa come quella di Vignale. Erano solitamente composte da tre stanze con temperature molto diverse: il calidarium era la stanza con aria calda al suo interno; il frigidarium, la stanza con un ambiente freddo; il tepidarium, che era la stanza con un ambiante “tiepido” che fungeva da intermezzo tra le due zone prima elencate.
La zona da noi ritrovata è presumibilmente il calidarium, ovvero la stanza con ambiente caldo: ce ne danno testimonianza non solo i mattoni quadrati sopra citati, ma un’altra serie di laterizi di forma rettangolare cavi al loro interno, detti tubuli, attraverso i quali si faceva scorrere l’aria calda lungo le pareti della stanza; un grosso muro che molto probabilmente doveva sostenere un grande peso, come quello di una vasca termale; e un arco che ha tutta l’aria di somigliare ad una bocca di immissione dell’aria calde sotto il pavimento.
Chi già conosce il nostro scavo sa che gli aratri hanno fatto grossi danni e il saggio 33 non è da meno: infatti si trova in una zona in cui questi curvavano e dunque i contadini alzavano il vomere per poter girare in maniera più agevole. Questo movimento ha comunque distrutto in gran parte l’ambiente e ci siamo ritrovati di fronte agli occhi una pavimentazione completamente rivoltata e tagliata. Qualche parte di questo pavimento è anche posta in verticale!
Questo ovviamente non ci ha facilitato il lavoro e ci ha costretti a modificare il nostro metodo di scavo per riuscire a venirne a capo. Togliere anche piccole quantità di terra è stato molto difficile a causa dei frammenti del pavimento e della terra particolarmente dura. Nonostante queste condizioni fuori dal comune non ci siamo demoralizzati e seguendo i pochi indizi a disposizione siamo riusciti a raggiungere il nostro obiettivo. L’indagine della terma è ancora in corso e proseguirà nei prossimi giorni di scavo. Vi terremo aggiornati!
Mickey Scarcella
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