Non sappiamo se credere alla cabala, ma il secondo annus mirabilis, degno di essere ricordato in maniera speciale nella storia del nostro progetto, è arrivato esattamente sette anni dopo il primo.
Anche in questo caso, l’immagine del sito di Vignale ne è uscita completamente cambiata, ma questa volta a seguito di una scoperta del tutto fortuita.
Ripulendo i resti di un capannone per il ricovero delle macchine agricole costruito presumibilmente alla fine dell’800 e distrutto negli anni ’50/60, in occasione dell’ampliamento della strada statale moderna, ci siamo accorti che al di sotto del pavimento di epoca moderna erano conservati quelli che al momento della scoperta sembravano dei brandelli di un mosaico pavimentale antico.
La sorpresa è stata enorme quando ci siamo resi conto che man mano che la rimozione del pavimento moderno proseguiva, i “brandelli” di mosaico antico prendevano progressivamente le forme di un pavimento molto esteso, che era stato già riportato alla luce nel corso di scavi precedenti di cui si era persa ogni memoria, e che era stato in seguito occultato sotto il pavimento del capannone agricolo, che, a sua volta, era stato costruito usando, con ogni probabilità, dei muri antichi come fondazioni.
Nel giro di un paio di settimane l’immagine, anche mediatica, del nostro scavo e del nostro progetto ne è uscita radicalmente trasformata. Quello che era un bel progetto di archeologia pubblica, condivisa e sostenibile all’interno di una comunità locale, si è dovuto “adattare” a comprendere la gestione di un manufatto di straordinario interesse archeologico, che propone una immagine del tutto imprevista delle vicende del sito tra IV e VI-VII secolo d.C. e che ha imposto strategie di ricerca, conservazione e valorizzazione adeguate.
Una bella sfida che abbiamo raccolto con il sostegno di una comunità che si allarga ogni giorno di più.