Una settimana di scavo si è conclusa.
La nostra stanzetta piena di intonaci è stata ben coperta e non temerà i capricci del tempo nel fine settimana.
Oggi credo di aver compreso la differenza tra un medico ed un chirurgo! Sapevo che il recupero di intonaci dipinti da un crollo avrebbe richiesto pazienza e tanta calma ma certamente non immaginavo un lavoro tanto meticoloso e attento.
Fortunatamente la Dottoressa Fernanda Cavari, la restauratrice del nostro Dipartimento, ci ha addestrati a dovere; con l’aiuto di foto zenitali siamo riusciti ad individuare e suddividere insiemi di intonaci che probabilmente appartenevano alla stessa porzione di parete, sarà così più facile capire dove rosso, giallo, azzurro e nero trovavano spazio nelle sgargianti stanze antiche.
Dopo un accurato disegno e l’esasperata pulizia di ogni singolo frammento, gli intonaci sono pronti per la fase nevralgica del loro recupero: la velatura con garze e carta giapponese. Ma attenzione, l’operazione deve svolgersi velocemente perchè altrimenti filamenti di colla si spargeranno come ragnatele su tutto lo strato.
Infine il momento più delicato: lo stacco. Se tutta la procedura si è seguita correttamente non dovrebbero presentarsi imprevisti ma non si può mai dire, un frammento più debole, un pezzo inaspettatamente inclinato, la lama che non entra come dovrebbe ed ecco che il dubbio si insinua. Ma non c’è tempo per i ripensamenti, non c’è tempo per gli indugi oggi è venerdì e nei prossimi giorni potrebbe piovere, lo stacco deve avvenire prima della fine della giornata. Quindi coraggio, bisturi e lame vengono fatti passare sotto gli intonaci velati e con mano ferma e decisa riusciamo, con successo, a staccarli dal restante crollo.
Bene, l’operazione si è conclusa ma con una sorpresa, notiamo che sotto il primo strato di intonaci ve ne sono altri, il nostro lavoro sarà più lungo del previsto. Poco male, siamo provvisti di strumenti e materiali che la restauratrice ci ha gentilmente affidato, la prossima settimana saremo pronti a ripartire.
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