La scoperta del mosaico nel 2014 ha rappresentato un nuovo punto di svolta per il nostro progetto.
Il mosaico, con le sue diverse trasformazioni, ha proiettato in avanti la storia di Vignale e ha reso visibile l’invisibile, facendo cadere le ultime barriere tra l’archeologia e le persone.
Allo stesso tempo gli archeologi sono diventati interfacce di collegamento tra il passato e la contemporaneità, perché il mosaico è sì un manufatto straordinario, ma la mediazione degli archeologi lo rende meravigliosamente bello.
La sua bellezza sta nei suoi colori vivi, nei suoi significati complessi e, soprattutto, nel suo diventare elemento identitario di una comunità, intorno al quale sviluppare una nuova dimensione di appartenenza e, insieme, una progettualità nuova.
Cittadini, amministratori, imprenditori e associazioni lo identificano come un attrattore di interesse e si moltiplicano le collaborazioni e le offerte di sostegno al progetto. La nostra archeologia diviene sempre di più una archeologia di servizio, utile cioè alla costruzione di una identità culturale e alla creazione di un benessere diffuso.
Allo stesso tempo però la scoperta del mosaico ha sbilanciato il progetto verso una condizione di insostenibilità: lavorare su un manufatto con queste caratteristiche comporta una serie di costi (primi interventi di stabilizzazione e restauro, copertura provvisoria, recinzione) che non possono essere coperti attraverso il circuito virtuoso innescato dal progetto.
Per tutti questi motivi il progetto stesso è stato in parte ripensato ed è diventato Uomini e Cose a Vignale: archeologia pubblica, condivisa e sostenibile. Questo nuovo titolo rende evidente la volontà di mettere in pratica una archeologia che è pubblica semplicemente perché il passato è un bene comune; condivisa perché la conoscenza del passato è opportunità di crescita per tutti; e infine sostenibile, ovvero con costi bassi e distribuiti nel tempo tra coloro che vogliono partecipare e che, possibilmente, si traduca in una risorsa microeconomica in attivo.