Dopo l’esplosione del 2007, la nuova percezione della dimensione e della complessità del sito hanno imposto un primo e decisivo cambio di passo al progetto.
Abbiamo realizzato che le storie che il campo di Vignale poteva raccontare erano molte di più – e molto più interessanti – di quello che ci eravamo prefigurati; abbiamo capito che le attività archeologiche sarebbero durate necessariamente a lungo e che avremmo dovuto cercare di assicurarne una loro sostenibilità nel tempo.
Da questa consapevolezza è nato il nome del progetto e la sua conseguenza più immediata è stata la messa a punto di una nuova strategia di indagine, basata su un processo di valutazione più articolata del sito e del suo potenziale conoscitivo e comunicativo.
Lo scavo ha di conseguenza assunto l’aspetto attuale,:
una grande area unitaria centrale, la cui estensione è andata progressivamente crescendo e che ci sforziamo di mantenere visibile, visitabile e fruibile per utilizzarla essenzialmente come strumento comunicativo e come “scenario” delle tante attività possibili;
una serie di sondaggi aperti ogni anno e richiusi a fine campagna, intesi a chiarire di volta in volta quelli che ci paiono punti “nodali” dell’evoluzione del nostro sito.
Va da sé, che come quasi sempre accade in archeologia, ogni sondaggio aperto per risolvere un problema finisce per aprirne molti altri: segno indiscutibile della ricchezza del sito e del suo enorme potenziale informativo sull’intero processo di trasformazione di un microterritorio tra l’età antica e la contemporaneità.
Tra 2008 e 2010 è nato anche il nome del progetto.